2 dicembre 2018
III DI AVVENTO
LE PROFEZIE ADEMPIUTE
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Nella memoria biblica degli Israeliti, il tempo del dominio persiano è ricordato come un tempo favorevole alle sorti del popolo eletto.
Israele, dopo i brevi anni di libertà e indipendenza del Re Davide e della sua dinastia, fu ben presto sottomesso a potenze straniere succedutesi l’una all’altra: prima gli Assiri, poi i Babilonesi, poi i Persiani, a cui succedettero i Greci e infine i Romani, che nel 70 dopo Cristo operarono la definitiva distruzione del Tempio di Gerusalemme, mai più in seguito ricostruito.
Per gli Ebrei si è trattato di quasi sette secoli di desolazione e schiavitù, cui ha fatto seguito la “diàspora”, cioè la definitiva dispersione degli ebrei nel mondo.
In questa storia di tirannia e di occupazione però, la figura del re persiano Ciro ha rappresentato per Israele un barlume di speranza e umanità: fu lui che li liberò dall’esilio babilonese, permettendo loro non solo di tornare nella propria terra ma anche di ricostruire il Tempio!
Ciro, strumento del progetto di salvezza di Dio, è profezia di Gesù, il Servo per eccellenza, che compie la volontà del Padre e inaugura il suo Regno, liberandoci definitivamente dall’esilio del peccato e della morte. Da notare il versetto posto al termine del passo biblico: “Stillate, cieli dall’alto…” che per secoli fu usato come antifona nella liturgia latina d’Avvento; forse quelli più anziani tra noi si ricordano con un po’ di nostalgia di aver cantato questa antifona in latino, che anche il foglio liturgico di oggi riporta come Canto dopo il Vangelo:
aperiatur terra, et germinet Salvatorem!”
Nell’antifona la giustizia e la salvezza del testo veterotestamentario diventano “il Giusto” e “il Salvatore” con esplicito riferimento a Cristo.
Salmo 125(126): Grande gioia per il ritorno degli esuli!
EPISTOLA
Romani 9,1-5: Da Israele proviene Cristo secondo la carne.
ISRAELE nostro fratello per sempre!
L’apostolo Paolo, israelita d’origine e di formazione, “rapito” dalla luce del Risorto, riconosce in Gesù il Cristo, annunciato e atteso lungo tutta la storia del suo popolo; e, mentre soffre per la chiusura del cuore dei suoi fratelli ebrei, ne esalta tutta la benedizione ricevuta da Dio, che non sarà mai loro tolta: “essi hanno l’adozione a figli, la gloria, le alleanze, la legislazione, il culto, le promesse, i patriarchi”: essi, in mezzo agli altri popoli, saranno sempre il popolo caro ed eletto dal Signore. La Chiesa, nuovo popolo di Dio, non abolisce ma porta a pienezza questa elezione incancellabile.
Il canto d’amore di san Paolo per Israele, serva a tutti noi cristiani ad onorare sommamente i fratelli ebrei, considerandoli “nostri fratelli maggiori”, secondo la definizione che ne diede san Giovanni Paolo II, e a combattere ed aborrire ogni forma di antisemitismo, palese o latente, non solo perché ingiusto e disumano, ma anche perché “da loro proviene il Cristo secondo la carne”.
Se avessimo conservato e trasmesso fedelmente la testimonianza di san Paolo lungo i secoli, forse tanti cristiani non si sarebbero macchiati dei crimini commessi contro i fratelli Ebrei, crimini di cui non ci pentiremo mai abbastanza!
VANGELO
Luca 7, 18-28: Fra i nati da donna non vi è alcuno come Giovanni.
IL PIÙ PICCOLO nel regno di Dio è il più grande!
Davanti alla predicazione di Gesù, persino Giovanni Battista esita e vorrebbe essere rassicurato: è stato arrestato, sa che potrebbe giungere da un momento all’altro l’ora del suo martirio e vorrebbe una risposta chiara da Gesù: “Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?”.
Egli aveva predetto il Messia come colui che avrebbe fatto piazza pulita di ogni ingiustizia, servendosi della forza devastante di un fuoco inestinguibile e di una scure per abbattere gli alberi cattivi e guasti; Gesù invece, che lui stesso aveva riconosciuto come Agnello di Dio, si faceva avanti e attirava le folle con l’amore che guarisce e la misericordia che perdona, disorientando attese come quella di Giovanni stesso: ci si attendeva un Messia più potente dei potenti, giustiziere, ed ecco invece un umile uomo che pone a modello i piccoli.
Eppure i segni sono grandi e inconfutabili: “i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciata la buona notizia”.
Eravamo ciechi: ci hai dato la luce,
eravamo zoppi:
ci hai insegnato a camminare,
eravamo impuri:
ci hai messo in stato di grazia,
eravamo sordi:
ci hai dato un cuore per saperti ascoltare,
eravamo morti: ci hai ridato la vita.
Rendici servi del tuo Regno, Signore,
rendici piccoli e poveri davanti a te,
rendici fratelli e sorelle tra noi! Amen.
AVVISI
- Come consuetudine della prima domenica di ogni mese, in fondo alla chiesa gli incaricati della Caritas parrocchiale raccolgono la vostra offerta per l’acquisto delle tessere alimentari per le famiglie bisognose della Parrocchia. Vi ringraziamo per la vostra generosità.
- Domenica scorsa, dall’offerta delle torte a favore dell’iniziativa missionaria d’Avvento, sono stati raccolti € 1.270. Un altro bel gesto di generosità di cui ringraziare i parrocchiani!
- Le SS. Messe di Sabato 8 dicembre, solennità dell’Immacolata, seguiranno l’orario festivo, compresa la prefestiva di venerdì 7 dicembre alle ore 18; la s. Messa di Sabato sera sarà la vigiliare della IV domenica d’Avvento.
- L’Adorazione del primo venerdì del mese è rimandata a Venerdì 14 dicembre.
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